Cybersecurity

Captcha craccati: non bastano più

05 Novembre 2013

Avete presente i captcha?

Si trovano ormai in qualsiasi form da compilare online e servono per evitare che robot o sistemi automatici compilino i dati.


Robot che digita sulla tastiera


Un captcha che si vede di frequente è quello in cui viene chiesto di scrivere quali siano le lettere o i numeri presenti in un'immagine, che appare appositamente distorta od offuscata.
Se si inseriscono le lettere o i numeri corretti, significa che la compilazione è stata fatta da un essere umano in grado di intuire.

Il termine captcha è un acronimo che deriva dall'inglese "Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart", ossia test di Turing pubblico e completamente automatico per distinguere computer e umani.

Personalmente non sono contrario ai captcha, ma sempre più spesso le sequenze proposte sono così distorte e offuscate che è necessario riprovare più volte.
E io quando sono costretto a ripetere l’operazione quattro o cinque volte mi infastidisco e il servizio al quale sto tentando di accedere mi interessa di meno…

Il captcha ha fallito

Mentre un occhio umano, grazie all’apprendimento, è in grado di riconoscere lettere e numeri benché distorti e offuscati, un software non può. Così si pensava.
Vicarious, realtà emergente che sviluppa software per insegnare ai computer ad apprendere, ha dichiarato di aver messo a punto un software in grado di riconoscere i captcha e ha pubblicato due video (primo video, secondo video) nei quali dimostra con quale disarmante semplicità il proprio software interpreti i captcha, senza sbagliare un colpo.

La novità rispetto ad altri sistemi è che Vicarious non usa attacchi brute force per indovinare lettere e numeri, ma impara in maniera analoga a un cervello umano.
Le applicazioni più interessanti di questo processo di apprendimento computerizzato si troveranno nell’analisi delle immagini mediche e nella robotica, ma questo è il primo segnale del fatto che occorre escogitare un nuovo sistema per tenere i bot alla larga dalle form.

Avanti allora: il primo che propone qualcosa è sistemato per tutta la vita!
Oltre ad avere la mia eterna gratitudine per avermi liberato dai captcha 😉

Autore
Gabriele Palumbo
Nasco a Bologna ma ho vissuto l’infanzia in Piemonte, l’adolescenza in Puglia e la maturità tra Umbria, Toscana, Puglia, Emilia-Romagna e Lombardia (e non è ancora finita). Ho avuto quindi modo di entrare in contatto con diversi ambienti e contesti sociali. Una formazione umanistica (Sociologia della devianza a Perugia e Relazioni Internazionali a Pisa), passione per la scrittura e decine di corsi sul mondo digital sono state ottime basi per entrare nel campo del marketing e della comunicazione. Nel 2015 pubblico il romanzo breve “Ci siamo solo persi di vista” e, a inizio 2019, pubblico la biografia della rock band “Ministri”, entrata in poche ore nei Top Sellers di Amazon. Un romanzo è in fase di scrittura. Terminati gli studi entro attivamente nel mondo della musica, organizzando svariati concerti e un festival, e della comunicazione digitale, gestendo la linea editoriale di blog e social e ricoprendo ruoli di copywriter e content editor. Nel 2017 entro nel collettivo Dischirotti. occupandomi dei contenuti web, mentre il 2018 mi vede prima nell’agenzia FLOOR concerti come booking agent per svariati artisti e poi in VOX concerti come direttore di produzione. Tornato a Bologna inizio a collaborare con l’etichetta discografica Manita Dischi come project manager e svolgo un tirocinio presso l’agenzia di marketing e comunicazione digitale Engine Lab, nel ruolo di content editor. Dal 2020 al 2023 ho collaborato, sia come editor che come contributor, con Fantastico.esclamativo, newsletter letteraria e rivista culturale creata da Alberto Guidetti de Lo Stato Sociale. Ogni due sabati invio “Capibara”, una newsletter che tratta di attualità e meme in un progetto che, occasionalmente, porto anche dal vivo sotto forma di Stand-Up. Attualmente ricopro il ruolo di Channel Marketing Manager in Achab, con particolare focus su contenuti editoriali, analytics, marketing automation e CMS.
Commenti (3)
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Marco Cremaschi
Marco Cremaschi
10 anni fa

Personalmente sto avendo una buonissima esperienza con i sistemi che sottopongono semplici test aritmetici, proprio come quello per rispondere a questo stesso post.
Possono essere anche leggermente più complicati, ad esempio: quanto fa 9 – le dita di una mano ?

Avrei giurato che i bot se li bevessero in un attimo, ma mi sono dovuto ricredere e in diversi mesi (anni) di utilizzo non è successo nemmeno una volta.
Almeno non ancora….

Claudio Panerai
Claudio Panerai
10 anni fa

Chiaramente è molto più interessante "bucare" i captcha di Google o altri giganti piuttosto che i captcha del blog di Achab me in effetti per un computer "capire" quello che viene chiesto non è cosa banalissima e il tuo commento ne è la conferma.

Andrea Veca
Andrea Veca
10 anni fa

Speriamo che i captcha spariscano definitivamente quanto prima.
Mi viene in mente un’altra tecnica usata qualche anno fa da BOT e spammer vari più artigianale della tecnologia di Vicarious ma più divertente.
C’era una piacente fanciulla (mi pare si chiamasse Melissa) che si presentava vestita su una pagina web. Compilando un captcha si faceva sì che Melissa togliesse un capo di abbigliamento; altro captcha, altro capo tolto, e poi un altro, e poi un altro, eccetera.
L’aspetto geniale è che i captcha proposti per fare svestire Melissa erano in realtà presi da form che richiedevano la compilazione dei medesimi captcha per fare il submit di form. Quindi i risultati inseriti dagli ammiratori di Melissa aiutavano spammer&amici a compilare form in maniera fraudolenta.