Webroot è un antivirus che deve il proprio successo e la propria capacità di rilevare le infezioni al cloud.
Infatti nel cloud si trovano sia la console di amministrazione, sia l’intelligenza di Webroot.
Il fatto che sia così fortemente orientato al cloud non deve però far pensare che i dati lascino il computer e vadano chissà dove. Bisogna stare tranquilli per due motivi:
- un motivo formale;
- un motivo tecnologico.
Il motivo formale è che c’è un disclaimer chiaro e tondo da parte del produttore che dice esplicitamente che nel cloud non vanno informazioni personali.
Il motivo tecnologico è presto detto: quando Webroot ha a che fare con un file, quello che fa è farne un riassunto. Diciamo che ne calcola un “identificativo”.
Detto in parole informatiche ne calcola l’MD5, cioè un insieme di caratteri univoco che identifica quel file. Ebbene è questo MD5 che viene confrontato con i dati del cloud e quindi non il contenuto o il proprietario del file che non ha niente a che vedere con il cloud.
Quindi una volta che Webroot isola questo MD5 (una sorta di identificatore del file), lo confronta con tutti gli MD5: tutti gli identificativi di file che ci sono nel cloud, e in base a questo stabilisce se è buono o meno.
Se vuoi capire più in dettaglio cos’è e come si calcola l’”identificativo” di un file e in quale momento Webroot lo confronta con il cloud, prenditi cinque minuti (non di più!) e guarda con attenzione questo filmato!