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I tre punti critici del BYOD

31 Ottobre 2013

Ormai quando si parla di gestione dei sistemi IT, si parla anche di BYOD: i rischi, le sfide, il dilemma…
Chi si occupa dell'IT in azienda deve prendere una posizione: consentire o non consentire agli utenti di utilizzare i propri dispositivi personali per lavoro?
Nonostante questa scelta, però, il fenomeno è sempre più diffuso.
Ecco i tre aspetti più critici del BYOD.


BYOD


Gestione dei rischi

Alcune aziende si preoccupano molto che i dati non cadano nelle mani di persone esterne, altre sono meno sensibili al problema. Questa differenza guida il loro approccio al BYOD.
In realtà, il modo di contenere i rischi senza necessariamente rinunciare al BYOD c'è: proteggere i dati aziendali e non permettere ai dispositivi degli utenti di accedere alla VPN o al Wi-Fi aziendali, ma solo tramite il proprio provider.

Gestione dei dispositivi

Le aziende non vogliono assumere la gestione completa dei dispositivi degli utenti, perchè, oltre alla complessità, si tratta di un costo.
Gli utenti a loro volta non vogliono che sia l'azienda a gestire i loro dispositivi.
La soluzione migliore è che l'azienda gestisca l'accesso alla rete aziendale, mentre il dispositivo resti sotto il controllo dell'utente.
Per farlo basta che gli utenti installino un'app, cosa con cui hanno familiarità, piuttosto che andare nelle impostazioni di sistema per configurare la posta elettronica, le impostazioni VPN, l'autenticazione speciale…

Accontentare l'utente

E' raro che agli utenti venga chiesto quali dispositivi preferiscono.
Senza contare il fatto che a nessuno piace andare in giro con due telefoni…
Il BYOD ha in un certo senso riportato l'utente al centro della scena.
L'importante è che tutti i dati aziendali siano contenuti all'interno di un'app completamente criptata e separata dai dati personali.
L'azienda potrebbe decidere di dare un contributo fisso per l'acquisto del dispositivo dell'utente, lasciandogli per il resto la scelta.

E tu, cosa ne pensi del BYOD?

(Tratto da Kaseya Blog)
 

 

Autore
Gabriele Palumbo
Nasco a Bologna ma ho vissuto l’infanzia in Piemonte, l’adolescenza in Puglia e la maturità tra Umbria, Toscana, Puglia, Emilia-Romagna e Lombardia (e non è ancora finita). Ho avuto quindi modo di entrare in contatto con diversi ambienti e contesti sociali. Una formazione umanistica (Sociologia della devianza a Perugia e Relazioni Internazionali a Pisa), passione per la scrittura e decine di corsi sul mondo digital sono state ottime basi per entrare nel campo del marketing e della comunicazione. Nel 2015 pubblico il romanzo breve “Ci siamo solo persi di vista” e, a inizio 2019, pubblico la biografia della rock band “Ministri”, entrata in poche ore nei Top Sellers di Amazon. Un romanzo è in fase di scrittura. Terminati gli studi entro attivamente nel mondo della musica, organizzando svariati concerti e un festival, e della comunicazione digitale, gestendo la linea editoriale di blog e social e ricoprendo ruoli di copywriter e content editor. Nel 2017 entro nel collettivo Dischirotti. occupandomi dei contenuti web, mentre il 2018 mi vede prima nell’agenzia FLOOR concerti come booking agent per svariati artisti e poi in VOX concerti come direttore di produzione. Tornato a Bologna inizio a collaborare con l’etichetta discografica Manita Dischi come project manager e svolgo un tirocinio presso l’agenzia di marketing e comunicazione digitale Engine Lab, nel ruolo di content editor. Dal 2020 al 2023 ho collaborato, sia come editor che come contributor, con Fantastico.esclamativo, newsletter letteraria e rivista culturale creata da Alberto Guidetti de Lo Stato Sociale. Ogni due sabati invio “Capibara”, una newsletter che tratta di attualità e meme in un progetto che, occasionalmente, porto anche dal vivo sotto forma di Stand-Up. Attualmente ricopro il ruolo di Channel Marketing Manager in Achab, con particolare focus su contenuti editoriali, analytics, marketing automation e CMS.

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