Il ransomware negli ultimi due anni ha certamente rappresentato “il male” nel panorama delle minacce informatiche. Vuoi per scarsa esperienza e scarsa attenzione degli utenti, vuoi perché oggi gli hacker utilizzano sofisticate tecniche, il numero delle vittime è in aumento esponenziale.
Uno dei consigli che, giustamente, viene dato da tutti è quello di non aprire email che arrivano da fonti non attendibili o da sconosciuti. Quindi, verrebbe da dire, le email dei conoscenti e degli amici sono legittime e quindi possono essere aperte a cuor leggero… Ma è proprio sfruttando questa situazione che il ransomware Popcorn Time ha creato una nuova strategia di diffusione per infettare quanti più utenti possibile. Potremmo definirla una strategia di referral marketing.
Le vittime di questo ransomware, come tutte le vittime, si vedono visualizzato sullo schermo un messaggio nel quale si dice che i dati sono cifrati e che per riottenerli è necessario pagare un riscatto in Bitcoin. Fin qui nulla di nuovo. Ma nel messaggio, oltre alla richiesta di riscatto, è presente un referral link che può essere utilizzato per infettare altri computer.
Le vittime di PopcornTime hanno una settimana di tempo per decidere se pagare il riscatto o “infettare” amici e conoscenti usando il link proposto.Le vittime che usano il referral link, quindi, possono decidere a loro volta di inviare ai conoscenti un link al malware e possono ricevere la chiave per decifrare i propri dati criptati, gratuitamente, a condizione che almeno due persone alle quali la vittima ha inviato il link paghino il riscatto.
Nel caso in cui si provi a inserire una chiave di decodifica errata, al quarto tentativo il ransomware inizia la cancellazione dei dati dal disco fisso.
Attenzione quindi anche alle email che arrivano da “amici”, conoscenti, clienti e fornitori!
Il meccanismo è veramente perverso. Ma, se dovessi rendermi conto che un mio conoscente / amico(?) / cliente / fornitore mi ha inviato coscientemente un virus sperando che io mi infetti così lui recupera i suoi dati (che LUI avrebbe dovuto provvedere a tenere più al sicuro), la prima cosa che farei (mi spiace …) sarebbe di andare alla Polizia Postale per una denuncia …
Sono d’accordo con te sulla "perversione" del meccanismo, tuttavia non ci sarò mai la certezza che l’invio il tuo amico lo ha fatto consapevolmente…