Quando gli antivirus tradizionali sono meglio di quelli innovativi

05 Febbraio 2016

La pervasività del cloud ha fatto sì che tutti i prodotti oggi siano “cloud based” o “cloud enabled”.
Questo è particolarmente vero nel campo della sicurezza dove firewall e antivirus fano a gara ha già ha più componenti cloud.
Ora, benché il cloud possa effettivamente portare benefici alle soluzioni di sicurezza poiché queste ultime possono lavorare in tempo reale alla velocità del cloud, ci sono diversi casi in cui queste tecnologie non sono applicabili.




Se è vero che il riconoscimento dei virus su base comportamentale o euristica guidata dal cloud o il rilevamento basato sull’accesso a enormi database che stanno nel cloud ha i suoi vantaggi, è anche vero che tutto non è sempre disponibile per tutti.
Esistono infatti almeno due situazioni specifiche in cui il caro e vecchio antivirus basato sulle firme può dire la sua.
 
PC collegati a macchinari non connessi a una rete.
Se è vero che un PC non connesso a internet riduce drasticamente le possibilità di infezione è pur vero che questi PC vengono in ogni caso aggiornati e manutenuti da personale tecnico che lavora sul quel PC facendo uso di chiavette USB e CD/DVD per cui i virus, se non ci sono protezioni, possono compromettere la buona operatività della macchina.
Quindi un antivirus locale con firme locali aggiornate con una certa regolarità è sempre ben accetto in queste situazioni.
 
Reti chiuse
Un sorprendente numero di realtà ha delle reti chiuse, ossia che non si possono connettere a internet, nemmeno con regole di firewall o di routing.
Anche in questi casi un antivirus “locale” con la possibilità di aggiornarsi localmente magari tramite un file server è l’unica soluzione possibile per avere uno strato di protezione.
 
Il perimetro della sicurezza cambia, i prodotti cambiano e si aggiornano, ma nessun cambiamento avviene mai dall’oggi al domani: valuta bene l’ambiente in cui devi inserire i prodotti di sicurezza, non scegliere il brand più noto ma scegli il prodotto che risolve uno specifico problema in una specifica situazione.

Autore
Gabriele Palumbo
Nasco a Bologna ma ho vissuto l’infanzia in Piemonte, l’adolescenza in Puglia e la maturità tra Umbria, Toscana, Puglia, Emilia-Romagna e Lombardia (e non è ancora finita). Ho avuto quindi modo di entrare in contatto con diversi ambienti e contesti sociali. Una formazione umanistica (Sociologia della devianza a Perugia e Relazioni Internazionali a Pisa), passione per la scrittura e decine di corsi sul mondo digital sono state ottime basi per entrare nel campo del marketing e della comunicazione. Nel 2015 pubblico il romanzo breve “Ci siamo solo persi di vista” e, a inizio 2019, pubblico la biografia della rock band “Ministri”, entrata in poche ore nei Top Sellers di Amazon. Un romanzo è in fase di scrittura. Terminati gli studi entro attivamente nel mondo della musica, organizzando svariati concerti e un festival, e della comunicazione digitale, gestendo la linea editoriale di blog e social e ricoprendo ruoli di copywriter e content editor. Nel 2017 entro nel collettivo Dischirotti. occupandomi dei contenuti web, mentre il 2018 mi vede prima nell’agenzia FLOOR concerti come booking agent per svariati artisti e poi in VOX concerti come direttore di produzione. Tornato a Bologna inizio a collaborare con l’etichetta discografica Manita Dischi come project manager e svolgo un tirocinio presso l’agenzia di marketing e comunicazione digitale Engine Lab, nel ruolo di content editor. Dal 2020 al 2023 ho collaborato, sia come editor che come contributor, con Fantastico.esclamativo, newsletter letteraria e rivista culturale creata da Alberto Guidetti de Lo Stato Sociale. Ogni due sabati invio “Capibara”, una newsletter che tratta di attualità e meme in un progetto che, occasionalmente, porto anche dal vivo sotto forma di Stand-Up. Attualmente ricopro il ruolo di Channel Marketing Manager in Achab, con particolare focus su contenuti editoriali, analytics, marketing automation e CMS.
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